sabato 25 marzo 2017

ECCO COSA FECE A TORRE ANNUNZIATA IL RE CHE COMPIE OGGI 250 ANNI!



Gioacchino Murat nacque in Francia il 25 Marzo del 1767.
Nel 1795 era a Parigi a sostenere Napoleone contro l'insurrezione lealista. Lo seguì poi nella campagna d'Italia e in quella d'Egitto, dove fu nominato generale e fu determinante nella vittoria di Abukir contro i turchi. Partecipò attivamente al colpo di Stato del 18 brumaio 1799 e divenne comandante della guardia del Primo console. L'anno seguente, il 20 gennaio, sposò la sorella minore di Napoleone, Carolina Bonaparte, dalla quale ebbe quattro figli, due maschi e due femmine.

Eletto, nel 1800, deputato del suo dipartimento, il Lot, poi nominato comandante della prima divisione militare e governatore di Parigi, al comando di sessantamila uomini, nel 1804 fu nominato maresciallo dell'Impero e due anni dopo "granduca di Clèves e di Berg", titolo che lasciò al nipote Napoleone Luigi Bonaparte (figlio del cognato Luigi Bonaparte), dopo essere diventato re di Napoli, nel 1808, perché il trono, sottratto ai Borbone, si era reso vacante per la nomina di Giuseppe Bonaparte a re di Spagna.




A Napoli il nuovo re, ormai noto come "Gioacchino Napoleone", fu ben accolto dalla popolazione, che ne apprezzava la bella presenza, il carattere sanguigno, il coraggio fisico, il gusto dello spettacolo e alcuni tentativi di porre riparo alla sua miseria, ma venne invece detestato dal clero.
Innumerevoli, nel suo passaggio napoletano, le iniziative svolte alla ricerca di migliorare la qualità della vita e delle relazioni delle persone.
Basta citare che legalizzò il divorzio, il matrimonio civile e l'adozione.
Ma occupiamoci adesso del Murat che, per quello che poté fare nei suoi pochissimi anni di regno, si aggirava dalle nostre parti.   
Era spesso di passaggio a Torre Annunziata , dove poi proseguiva per recarsi a Pompei.
All'epoca, i lavori per portare avanti gli scavi erano attentamente monitorati, soprattutto dal cognato Giuseppe Bonaparte, preoccupato di attingere dalle nostre terre quanto più reperti, ori, e opere d' arti che venivano trasferite immediatamente in Francia. Gioacchino seguiva gli scavi con l'occhio del passionale, era molto attento nello scrutare il terreno e verificare, assieme agli operai, lo stato della terra prima di iniziare le operazioni di scavo. 

Ricordiamo che, per arrivare a Pompei da Torre Annunziata, si doveva attraversare la cosiddetta "strada regia", alquanto malmessa a pavimentazione. Il traballamento della carrozza reale dovette essere talmente scioccante e pericoloso che Murat fece riqualificare tutta l'area, con un nuovo tipo di pavimentazione, abbattere tutte le catapecchie e capanne che erano posizionate in modo sconnesso ai lati, allargare l'importantissimo stradone, demolire le due porte che separavano un blocco di cittadina: il portone grande che era installato all'inizio della discesa della Nunziata, e quello piccolo all'altezza dello stallone.
Con l'avvento dei francesi, tutti i beni feudali furono espropriati, e proprio per questo fu possibile impostare, a Torre Annunziata, come in altre zone,  un importante sviluppo edilizio che culminò  con un deciso incremento commerciale, con le prime attività che poterono operare al meglio approfittando dei servizi che si attivarono in quegli anni.

Rilevante fu il suo apporto al miglioramento dell'area e della struttura inerente la Real Fabbrica delle Armi.
Ricordiamo, inoltre, l'importantissima costruzione dell'intero quartiere del quadrilatero delle carceri, opera che non comprendeva solo l'area denominata ma che si espandeva dal vico San Gennaro al corso principale deviando fino all'attuale via Mazzini, in pratica l'area che comprendeva la "Padula della baronal corte". https://goo.gl/aljiRo

Con decreto da lui voluto, vennero unificati i comuni che fino ad allora erano amministrati in modo separato, Torre dell'Annunciata e Terra Vecchia, che assunsero in suo onore , il nome di Gioacchinopoli.



 Molto importante, per immaginare meglio la personalità di Gioacchino Murat, è la testimonianza  del sac. Nicola Ilardi , che nella sua celebre  "istoriografia" sulla cittadina torrese, racconta un episodio molto significativo.
Murat, passando da Torre, all'altezza della Chiesa del Carmine, venne avvicinato da importanti personaggi della zona i quali gli chiesero di essere esentati dal pagamento del dazio sui materiali coi quali si stava costruendo la Chiesa ma, per non derogare dalla legge, Murat pagò di tasca propria l'ammontare dell'imposta dovuta.
Troppo poco durò il regno francese, troppo poco poté fare Gioacchino Murat per la nostra città.
Nel 1815, con il ritorno dei Borboni, si chiudeva l'esperienza francese, e si diede l'addio anche a Gioacchinopoli.
La nostra cittadina prese il nome di Torre Annunziata.
Murat, nel frattempo, non si arrese, cercando con un gruppo di uomini una impossibile risalita al trono.
Nell'ottobre del 1815 venne fatto prigioniero dalle truppe borboniche capitanate dal Generale Vito Nunziante, altro personaggio legato a Torre Annunziata per la costruzione delle terme, che ancora oggi portano il suo nome, dopo aver scoperto dei ruderi di antiche terme romane tramite primi e importantissimi scavi.https://goo.gl/BM9HIY
Il processo a Gioacchino Murat fu breve e sommario, a seguito di una legge da lui stesso voluta e approvata all'interno del codice militare che era in vigore ai tempi del suo governo, introdotta per combattere il brigantaggio.


Il famoso detto napoletano "Giacchino facette 'a legge e Giacchino fuje 'mpise" si riferì proprio a questo episodio.

Accettò un confessore con il quale restò per circa un'ora e, quindi, subì la sentenza e la fucilazione poco distante dalla porta del carcere dove era rinchiuso.





Era il 13 Ottobre 1815, la località dell'esecuzione Pizzo Calabro.

Il suo corpo non è stato mai ritrovato. 

Ovunque tu sia, riposa in pace, Re Gioacchino Murat.




Questo racconto è stato approntato con notizie tratte da Wikipedia e da spunti di Carlo Malandrino su "La Voce della Provincia".
Le foto sono tratte dalla rete.
 

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