lunedì 26 dicembre 2016

PRANZO NATALIZIO A NAPOLI NELL'800, ECCO IL SORPRENDENTE MENU'...



In occasione delle festività natalizie, molta curiosità ha destato in me questo articolo ritrovato su un quotidiano nazionale , datato dicembre 1880, in cui vevivamo descritti i riti e le usanze del popolo napoletano relativi al cenone della vigilia del Natale e del giorno del Natale stesso. Sembra incredibile, ma gli alimenti utilizzati per le fatidiche serate, sono quasi gli stessi di allora, con qualche sorpresa, nel segno di una tradizione culinaria ultracentenaria che incorona Napoli come la capitale del mangiar tanto e bene, unica al mondo...

Buona lettura... 



-Presso il Vesuvio-

"A Napoli, come in altre città, la festa gastronomica è doppia: c'è il pranzo della vigilia e quello del giorno stesso di Natale; ma la prima festa ha sempre maggior importanza, giacché i Napoletani, che in qualità di meridionali, sogliono essere facilmente eccessivi, s'impinzano talora tanto al pranzo magro che non sono piu' in grado di far onore al pranzo grasso.
Mille volte fu descritto l'aspetto delle strade di Napoli all'avvicinarsi del Natale. Allora i mercati commestibili straripano ed invadono tutta la città. La via Roma, alias Toledo, è occupata da un capo all'altro da venditore ambulanti, fra quali sono in maggioranza i pescivendoli, che strillano in modo assordante. I buongustai non hanno che l'imbarazzo della scelta in mezzo a quei prodotti del mare. Il pesce di rito per quel giorno, come tutti sanno, è il capitone, che i romagnoli chiamano miglioramento. Il capitone è l'anguilla della laguna di Comacchio, ed in questa stagione ne partono da Comacchio quantità prodigiose per le provincie meridionali, ove giungono vive, e vive rimangono fino al momento d'essere fatte a tocchi ed infilzate nello spiedo. Il capitone vien mangiato arrosto, senz'altro condimento che l'aroma delle foglie di lauro interposte fra un pezzo e l'altro e del sugo di limone. Ne il capitone brama altro; giacché è per se stesso anche troppo grasso.
I ricchi sostituiscono volentieri al capitone la murena, educata nelle paludi di Lucrino, la classica murena cara agli antichi Romani, che gettavano loro volentieri uno schiavo vivo da mangiare. La murena è una anguilla dalla pelle screziata come quella di una pantera, ed è orridamente bella, come un serpente.
Un altro piatto di rito per la vigilia del Natale sono i vermicelli con le vongole, grossi nicchi del mare, ben noti a chiunque ha desinato al famoso scoglio di Frisi. Non mancano le ostriche del Fusaro, i cefali del Tirreno, le pelaje o sfoglia, gli sterioni. Il pranzo deve comprendere anche un'insalata di broccoli e deve finire con gran copia e varietà di frutti freschi, secchi, arance, pere, mele, noci, pignoli, uva passa, nocciole, fichi secchi, ecc. Sono le sciòsciole di Natale.
Quanto a' dolciumi, sono caratteristici del Natale i mostaccioli, i sasamelli, le paste reali. Sono focacce piatte, e ne' mostaccioli predomina la cioccolata, ne' sosamelli il miele, nelle paste reali le mandorle. I conventi delle monache erano un  tempo fabbriche famose di queste leccornie, manipolate oggi da Pintauro, da Caflisch e da altri pasticcieri rinomati. "




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