mercoledì 20 gennaio 2016

21 GENNAIO 1946: SCAMPATO ALLA MORTE PER DIECI MINUTI, ECCO COSA HA VISTO!

Settanta. 
Tanti sono gli anni trascorsi dal giorno piu' terribile che Torre Annunziata ricordi nella sua millenaria storia.
21 Gennaio 1946, la data esatta, il giorno della morte.
Fiumi di parole si sono scritte su questa tragedia, "l'esplosione dei carri", anche noi avevamo già postato nel 2011. 

http://goo.gl/wBPKBR   

http://goo.gl/8pdhD4

Non vogliamo aggiungere altro a quello che si è già detto e scritto  in questi settant'anni.
Il nostro pensiero, rivolto alle persone che trovarono la morte quel giorno, non può non comprendere tutta quella parte di popolazione che subì, allora e nel corso degli anni successivi, le tremende conseguenze, di tutti i generi.
Quello che possiamo fare, che dobbiamo fare, è ricordare e tramandare ai nostri figli questa tragedia, figlia di una guerra, un'altra tra le tante, per onorare la memoria di quelle cinquantaquattro vittime torresi che persero la vita per una tragica fatalità o per un errore umano, questo non lo sapremo mai con certezza.
L'articolo che riproduciamo integralmente, come nostro solito, è stato scritto da Carlo Malandrino sulla Voce della Provincia.
Egli è uno dei fortunati sopravvissuti quella maledetta sera, salvato dal destino per una improvvisa coincidenza, come racconta lui stesso nell'emozionante e terribile articolo.
Venne scritto nel 1976, in occasione del trentennale della ricorrenza, e le sue parole, specie nella parte finale , sono, spaventosamente, ancora attuali quarant'anni dopo questo scritto.

  
 " Una banale coincidenza mi fece allontanare dieci minuti prima dal luogo ove avrei trovato l'inevitabile morte tra le macerie e le rovine.
Erano le sei di sera del 21 gennaio 1946 , con una moto raggiunsi un'altura della contrada Leopardi, mentre insieme a me giunse l'eco della prima formidabile esplosione.
Poi seguirono le altre; la quarta, l'ultima, fu la piu' terrificante.
Solo al ritorno mi resi conto  della tragedia che aveva sconvolto la città e , nel contemplo, della fatalità che mi aveva salvato la vita.
Gente che fuggiva impaurita, senza neanche sapere dove, auto che trasportavano feriti, pianti di donne, incrociarsi di nomi chiamati ad alta voce: questo fu il raccapricciante scenario che ritrovai nelle strade buie ed ingombre di macerie, calcinacci, rottami di vetro, illuminate appena, qua e là, da torce di carta improvvisate dai fuggiaschi.
Nella sciagura la fortuna: solo quattro dei venti vagoni che componevano un treno carico di munizioni alleate, in sosta nella stazione marittima di Torre, esplosero nel giro di qualche ora.
Le illazioni furono molte, ma la verità non si è mai conosciuta e mai è stato possibile stabilire le cause delle deflagrazioni.
Solo con le prime luci dell'alba del giorno successivo emerse, in tutto il suo aspetto, l'entità del grave disastro che causò la morte di cinquantadue (*) persone e centinaia di feriti.
Tutta la zona compresa tra la via Castello ed il porto, formante il nucleo piu' antico di Torre Annunziata, abitata prevalentemente da pescatori, fu tutta rasa al suolo.
Ma la rimanente parte della città non rimase indenne: molte altre case crollate, altre fortemente danneggiate e ovunque infissi scardinati e vetri rotti.
I lavori di rimozione delle macerie durarono diversi giorni con la vana speranza di ritrovare i corpi sepolti ancora in vita, mentre sui volti dei familiari, che si stringevano intorno agli sterratori, l'ansia, di ora in ora, si smorzava nel dolore.
Lo " scoppio del 21 gennaio "- con questa denominazione è passato nella storia delle tante tragedie che hanno afflitto questa città- è stato l'ultimo atto di una guerra atroce, duramente combattuta sui fronti e altrettanto duramente nel paese.
Fu l'epilogo inatteso, alquanto lontano nel tempo dagli  echi delle ultime cannonate e degli ultimi bombardamenti, che venne a turbare un clima di serenità faticosamente ritrovato, anche se fatto soltanto di un pezzo di pane finalmente bianco, di una scatoletta di carne e di una frenetica circolazione di am-lire (**) , dopo anni di sofferenze e sacrifici.
Da allora ad oggi sono passati trent'anni: coloro che aspettavano fiduciosi la ricostruzione di quelle modeste case nelle quali avevano abitato da generazioni, sono, in gran parte, morti, e gli altri, i superstiti, ormai sono già passati dalla fase della speranza a quella della rassegnazione.
Oggi si celebra il trentennale su quelle rovine che rappresentano tante ferite della nostra terra ancora sanguinanti, anche se rimarginate nel ricordo, ma vogliamo sperare che altri, dopo di noi, non saranno costretti a celebrazioni (magari il cinquantenario e poi il centenario) sugli stessi ruderi!"
 



(*) Le vittime furono cinquantaquattro.

(**) Am-lire  - 
 L'Am-lira ovvero Allied Military Currency è stata la valuta che l' AMGOT mise in circolazione in Italia dopo lo sbarco in Sicilia avvenuto nella notte tra il 9 e 10 luglio del 1943. Il valore era di 100 "am-lire" per un dollaro degli Stati Uniti. Totalmente intercambiabile con la normale lira italiana per decisione militare, contribuì alla pesante inflazione che colpì l'Italia verso la fine della Seconda guerra mondiale.

*** Grazie a Pasquale D'Amelio per la disponibilità.***

giovedì 14 gennaio 2016

ECCO CHI ERANO I CINQUE MIRACOLATI DA LUCIA!


Lucia Giugliano- per gentile concessione di Annalisa De La Ville-



In questa storia, pubblicata in prima pagina su "La voce della provincia" nel 1976 , Pasquale D'Amelio racconta la triste vicenda di una ragazza di Torre Annunziata, Lucia Giugliano, morta nel 1974 per gravi malattie.
Lucia venne troppo presto  strappata all'amore della mamma, alle gioie della vita, per colpa di un male terribile che pian piano la spense.
Dopo la sua morte, racconta D'Amelio, delle possibili guarigioni su cinque persone malate sembrano che possano essere riconducibili alle virtù' di Lucia e per questo, confortato da illustri esponenti della Chiesa, tra cui il Cardinale Ursi, chiede agli organi ecclesiastici la santificazione della giovane donna.
Non sappiamo, per il momento, come si concluse questa vicenda.
Continueremo come al solito a ricercare eventuali nuove notizie su questa triste storia, adesso vi lasciamo alla lettura dell'articolo del fondatore della Voce, Pasquale D'Amelio, che commentò ed espose questa storia in maniera molto passionale.
 

Buona lettura.

"Clamoroso a Torre Annunziata: una giovane donna, morta in odore di santità nel 1974, avrebbe operato una serie di miracoli, restituendo serenità a degli infermi, la maggior parte dei quali colpiti da mali inguaribili.


"LA VOCE DELLA PROVINCIA" 30 GENNAIO 1976
 

La storia è venuta fuori in questi giorni a livello ufficiale, grazie alle testimonianze di alcuni malati che hanno raccontato, con dovizia di particolari, di essere stati miracolati dopo aver invocato il nome di Lucia.
Lucia Giugliano, unica figlia di una povera ma onesta famiglia di lavoratori (il padre morì quando lei era ancora in grembo della madre), nata in una traversa di via Vagnola, fino all'età di otto anni ha vissuto come tutte le bambine della sua età.
Con la cartella a tracolla , era la piu puntuale a scuola e le sua pagelle sono stracolme di ottimi voti.
" Era una bambina dolce e spigliata" ci diceva nei giorni scorsi la sua insegnante di elementari.
Il dramma per Lucia ebbe inizio in un lontano giorno del 1953.
 A determinarlo fu un violentissimo spavento quando si vide stretta tra un autobus e una macchina.
 Per Lucia fu l'inizio di una lunghissima stagione di atroci sofferenze.
Il morbo di Parkinson che non si era ancora manifestato e un successivo attacco di  poliomielite ridussero Lucia, nonostante le amorevoli cure di illustri luminari della scienza medica, una larva di donna.
Lucia accettò il suo stato senza imprecare contro il destino.
Al contrario. 





A quanti le facevano visita (impagabile fu la presenza di don Attilio Torrone, suo confessore e padre spirituale e di Padre Cirillo della signorina Pernice) Lucia offriva una letizia e una serenità francescana, conservando una lucidità mentale fuori dal normale.
 Mai una volta fu trovata in preda allo sconforto.
 Spesso
soleva ripetere: " Signore , fammi soffrire. Tutto passa. La sofferenza rimane."
 Degna di nota una frase del Cardinale Ursi che di tanto in tanto si recava a casa di Lucia in forma strettamente privata: "In tutto il periodo del mio sacerdozio e del mio mandato pastorale ho visto tanti ammalati. Ma nessuno come te. Prega per la mia diocesi. Non dimenticherò mai la tua lezione di vita".

Lucia Giugliano negli ultimi due anni aveva perso anche la vista, ma non la dolcezza.
Voleva essere informata di tutto e a tutti era solito dispensare consigli, gioendo della felicità degli altri.




Il suo dramma , le sue sofferenze non sono passate inosservati.
 La sua casa è stata meta quotidiana di tantissimi visitatori, soprattutto giovani. 

Antonietta Caccavale, cugina della povera Lucia tiene a sottolineare questo nobile aspetto: " L'eco della presenza di Lucia nel letto del dolore aveva raggiunto le alunne delle scuole superiori che si alternavano al capezzale dell'inferma, uscendone con il volto rigato dalle lacrime e non reggendo alla vista di una ammalata così tanto rassegnata. E' stata una interminabile gara di solidarietà umana"
Lucia è morta il diciassette settembre  di due anni or sono.
Al momento della vestizione comparve sul lenzuolo una macchia di sangue , ma nessuna parte del suo straziato corpo presentava  lesioni. 

Un primo segno della sua Santità?
Se grande  è stata la lezione di vita di Lucia , altrettanto grande è stata quella offertaci dalla mamma, la signora Anna Caccavale.
Questa donna , non ancora sessantenne, vissuta senza il marito, morto nel periodo bellico, non è mai uscita di casa per undici anni trascorrendo giornate intere a sorreggere il corpicino straziato della figlia.
 Anna Caccavale, oggi distrutta dal dolore, senza  una pensione, rappresenta il vero volto della gente torrese.
 Animo buono, generoso, senza cattiveria, pronto ad affrontare ogni sorta di difficoltà pur di vincere il male.
 La raccomandiamo alle Autorità e ai Partiti politici perché con sollecitudine le venga assicurata almeno una vecchiaia meno dolorosa.
Lucia che è morta da Santa e al cui caso la Chiesa, fatto insolito, stante il naturale riserbo in queste circostanze, sta mostrando un certo interesse, fino ad oggi avrebbe miracolato cinque persone: un giovane di Trecase rimasto muto dopo una forte paura; un uomo di Torre colpito da un tumore al cervello; la suocera di un ex calciatore del Savoia che accusava un dolore alla vescica  e del quale si  disconosceva la natura; un vecchio e una partoriente.
Oggetti votivi testimoniano dei miracoli compiuti da Lucia.
A quando il processo per la sua santificazione? Siamo certi che presto questo interrogativo troverà una risposta positiva.
"Mamma che ore sono?"
Mezzanotte , figlia mia.
"Mamma, ora me ne vado"
Così Lucia  abbandonò questa valle di lacrime ricongiungendosi con il Signore.
Senza un lamento.
Soltanto con un sorriso.
Come sempre. "


domenica 3 gennaio 2016

CHE SCENEGGIATA NAPOLETANA A TORRE ANNUNZIATA!!!






Sembra incredibile , ma già nel 1934 a Torre Annunziata, nel Dopolavoro dello Spolettificio del Regio Esercito, la compagnia filodrammatica diretta dal signor Franco Romeo, mise in scena la sceneggiata napoletana "Guardame Nfaccia", riscuotendo un ottimo successo.



La notizia riportata dal giornale di destra "E' Permesso?" descrive nei particolari l'evento davvero lusinghiero svoltosi nella nostra cittadina.


"E' Permesso?" 25 Marzo 1934

Infatti la sceneggiata napoletana iniziò le prime rappresentazioni importanti negli anni venti, impostando nei propri canoni vari temi , come l'amore, la passione e la gelosia, l'onore e il tradimento, il codice d'onore e la vendetta.
Tutto queste tematiche ben definite, erano correlate da canti, musica, balli e recitazione.


La sceneggiata rappresentata a Torre Annunziata il 3 marzo del 1934, al cui interno dell'articolo sono riportate tutte le informazioni sui personaggi e attori,  era composta da tre atti  scritti da A. Panella che interpretava anche il ruolo principale nei panni di Don Gregorio Pellecchia.


L'ottima interpretazione della compagnia venne applaudita lungamente dal pubblico presente in sala, estasiati anche dalle numerosi canzoni napoletane che vennero eseguite con il supporto dell'orchestra diretta dal Maestro Mario Baldini.


"Guardame nfaccia" , con versi di Francesco Fiore e musica di Gaetano Lama, era stata scritta l'anno prima, nel 1933 e la nostra compagnia riusci', in solo pochi mesi, a rappresentarla in scena.


La canzone, dal canto suo,  ebbe un buon successo commerciale, ripresa e interpretata  negli anni cinquanta da artisti come Giacomo Rondinella, Mario Abbate, Enzo Romagnoli , Gino Correale ecc..


Complimenti alla nostra compagnia per la scelta, la tempistica, la professionalità e l'amore con cui riuscirono a rappresentare questa ed altre sceneggiate , divertendo e commuovendo i nostri concittadini durante il difficile ventennio fascista, collocando Torre Annunziata all'avanguardia anche nelle novità delle rappresentazioni teatrali. 




 Nel link a seguire le interpretazioni di Gino Correale, Enzo Romagnoli, Giacomo Rondinella e Mario Abbate, riprese da Youtube

 
 































Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...